IL 31 GENNAIO TERMINA LA STAGIONE DI CACCIA. ECATOMBE ANCHE DI PERSONE
PER
LO SCARSO RISPETTO DELLE NORME DI SICUREZZA, IL BRACCONAGGIO RESTA FUORI
CONTROLLO IN DIVERSE AREE, LE REGIONI PENSANO SOLO ALLE DEROGHE PER ELUDERE
LE DIRETTIVE COMUNITARIE E CACCIARE GLI UCCELLI PROTETTI. 54 MORTI E 76
FERITI E' IL BOLLETTINO DI UNA STAGIONE VENATORIA OVE IL RISPETTO DELLE
NORME DI SICUREZZA E DELLA FAUNA PROTETTA È ANCORA UNA CHIMERA.
A TREVISO E
IN TUTTO IL VENETO SI CHIUDE UNA STAGIONE DI CACCIA SEGNATA DA GRAVI EPISODI
E DA FORTI TENSIONI.
Al tramonto di giovedì 31 gennaio si conclude la stagione di caccia
2007/08, iniziata a settembre.
I cacciatori italiani sono passati dai 2 milioni degli anni ´60
ai circa 700.000 di oggi, in Veneto sono poco più di 50.000, meno
di 8.000 quelli di Treviso.
Si chiude la stagione di un'attività ormai oggetto del disprezzo
della maggioranza degli Italiani ed in particolare dei cittadini del Veneto,
di scarso interesse per i giovani d´oggi, che cerca di sopravvivere
ai propri errori invocando assurde deregulations , anziché concorrere
alla salvaguardia del patrimonio faunistico e degli habitat.
I dati della stagione di caccia che volge alla fine attestano a livello
nazionale una sequenza impressionante di fatti di sangue o altri incidenti
di caccia: 54 morti e 76 feriti per episodi correlati all´impiego
di armi da caccia o all´esercizio venatorio (10 morti e 16 feriti
per la sola caccia al cinghiale); 2 morti (di cui 1 minorenne) e 21 feriti
tra cittadini comuni non dediti alla caccia (lavoratori vari, agricoltori,
passanti).
Anche l´alto numero di cacciatori colpiti da infarto nelle zone
di caccia (21 morti e 2 ricoveri), mentre vagavano con armi cariche, dimostra
la frettolosità degli esami medici per il rinnovo delle licenze,
e l´inadeguatezza del Decreto del Ministero Sanità del 28/4/1998
sui requisiti psicofisici per esercitare la caccia, che nulla prescrivono
o vietano in caso di malattie cardiovascolari.
I dati completi sulla pagina web : http://www.abolizionecaccia.it/index.php?id=20
L´insufficienza dell´attività di vigilanza non riesce
ancora a contrastare alcune importanti sacche di bracconaggio, come nella
provincia di Brescia e Vicenza, nei laghi costieri pugliesi, in Sardegna
e nelle lagune venete, compreso in special modo il Delta del Po, nelle
piccole isole tirreniche e siciliane, ove imperversano l´abbattimento
di esemplari di specie protette, il mancato rispetto dei limiti di carniere,
l´impiego di mezzi non consentiti (come trappole, lacci, uso di
richiami acustici a funzionamento elettromagnetico).
Ancora inattuato dalla Regione Veneto il divieto di impiego di pallini
di piombo nella caccia in zone umide, previsto dalla legge 66/2006.
Sono sempre in corso due ulteriori procedure di infrazione comunitaria,
avviate dalla Commissione UE, su violazioni da parte di 13 Regioni della
Direttiva 79/409 CEE sulla protezione degli uccelli selvatici, per la
caccia in deroga a specie protette (come fringuelli, peppole, passeri).
A Treviso la stagione si chiude registrando momenti di particolare tensione
e gravità: la questione dei corridoi di caccia ha visto una lotta
all'ultimo sangue tra le diverse fazioni di cacciatori e tra la provincia
di Treviso e la Regione Veneto; l'11 novembre a Collagru' di Farra di
Soligo si è registrato un ferito grave per una fucilata destinata
ad una lepre; anche a Vedelago, Mogliano e Conegliano si sono registrati
incidenti e danni causati dai cacciatori; a dicembre il Corpo Forestale
dello Stato ha sequestrato un roccolo della provincia di Treviso per catture
e commercio illegale di fauna selvatica ad opera dei roccolatori.
LAC Lega Abolizione Caccia - Sezione del Veneto - Via Cadore, 15/C int.1
-
31100 Treviso - Info: 347 9385856 email lacveneto@ecorete.it - web
www.lacveneto.it
torna amb
|